LA LISTA DEGLI INCIDENTI NUCLEARI
Recentemente si sente parlare moltissimo di ritorno al nucleare.
Ma si può davvero considerare sicuro?
Chi ne parla tanto ci vivrebbe vicino ad una centrale nucleare?
Siccome la storia insegna, ecco la lista degli incidenti nucleari avvenuti nel mondo (anche in Italia
ovviamente).
10 marzo 1956 – Mar Mediterraneo. Un bombardiere B-47 precipita nel Mediterraneo con a bordo
due capsule di materiale fissile per la realizzazione di bombe nucleari.
27 luglio 1956 – Gran Bretagna. Un bombardiere B-47 in Gran Bretagna slitta sulla pista e va a
colpire un deposito contenente sei bombe nucleari.
7 ottobre 1957 -Sellafield (Gran Bretagna) (scala Ines 5). Nel complesso nucleare di Windscale in
Gran Bretagna, dove si produce plutonio per scopi militari, un incendio nel nocciolo di un reattore a
gas-grafite (GCR) genera una nube radioattiva imponente. I principali materiali rilasciati sono gli
isotopi radioattivi di xenon, iodio, cesio e polonio.
La nube attraversa l’Europa intera. Sono stati ufficializzati soltanto 300 morti per cause ricondotte
all’incidente (malattie, leucemie, tumori) ma il dato potrebbe essere sottostimato.
Settembre 1957 – Kyshtym (Unione Sovietica) (scala Ines 6). In una fabbrica di armi nucleari negli
Urali, una cisterna contenente scorie radioattive prende fuoco ed esplode, contaminando migliaia di
chilometri quadrati di terreno con una nube di 20 milioni di curie. Il rilascio esterno di radioattività
avviene a seguito di un malfunzionamento del sistema di refrigerazione
di una vasca di
immagazzinamento di prodotti di fissione ad alta attività. Vengono esposte alle
radiazioni circa
270mila persone. Si stimano per le conseguenze dell’incidente oltre 100 morti.
3 gennaio 1961 – Idaho Falls (USA). A seguito di un incidente in un reattore sperimentale di Idaho Falls negli Stati Uniti, muoiono tre tecnici.
4 luglio 1961 – URSS. La fuoriuscita di radiazioni per un guasto al sistema di controllo di uno dei
due reattori di un sommergibile atomico sovietico provoca la morte del capitano e di sette membri
dell’equipaggio.
5 dicembre 1965 – Isole Ryukyu (Giappone). Un jet militare americano A-4E con a bordo una
bomba all’idrogeno B-43 scivola in mare da una portaerei statunitense vicino alle isole giapponesi
Ryukyu.
5 ottobre 1966 – Detroit (USA). Il nucleo di un reattore sperimentale situato in un impianto vicino a
Detroit si surriscalda a causa di un guasto al sistema di raffreddamento.
17 gennaio 1966 – Palomares (Spagna). Un B-52 statunitense con quattro bombe all’idrogeno B-28
entra in collisione con un aereo cisterna durante il rifornimento in volo. I due aerei precipitano e tre
bombe a idrogeno (bombe H) cadono nei pressi di Palomares, mentre la quarta cade in mare.
L’esplosivo di due delle tre bombe, a contatto col suolo, detona spargendo su una vasta area
plutonio e altro materiale radioattivo. In tre mesi vengono raccolte 1.400
tonnellate di terra e
vegetazione radioattiva che vengono portate negli Stati Uniti. Mentre i militari statunitensi sono forniti
di tute protettive, gli spagnoli continuano a vivere tranquillamente e
a coltivare i terreni. Un
monitoraggio effettuato nel 1988 su 714 abitanti ha rivelato in 124 di loro una concentrazione di
plutonio nelle urine di gran lunga superiore ai livelli normali.
10 marzo 1968 – Oceano Pacifico. Il sottomarino K-219 affonda nel Pacifico. A bordo ha tre missili
nucleari e due siluri a testata nucleare.
27 maggio 1968 – Oceano Atlantico. Un sottomarino statunitense con a bordo due siluri a testata
nucleare affonda nell’Atlantico.
21 agosto 1968 – Groenlandia. Un B-52 statunitense precipita in
Groenlandia. Tre bombe
all’idrogeno che si trovavano a bordo esplodono e 400 grammi di
plutonio-239 si disperdono
nell’ambiente. L’area viene successivamente bonificata da oltre 500 uomini inviati dalla Danimarca e
da 200 militari statunitensi. Nei venti anni successivi, 100 dei danesi che avevano partecipato
all’intervento si ammalano di cancro, altri di gravi malattie tra cui la sterilità.
17 ottobre 1969 – San Laurent (Francia). Un errore nelle procedure adottate per la gestione del
combustibile provoca una fusione parziale a un reattore nucleare raffreddato a gas.
12 aprile 1970 – Oceano Atlantico. Il sottomarino sovietico K-8 affonda nell’Atlantico con a bordo
due reattori e due siluri a testata nucleare.
Aprile 1973 – Isole Hawaii (USA). Fuga radioattiva nel sottomarino statunitense Guardfish alle
Hawaii. Cinque marinai dell’equipaggio vengono contaminati dalle radiazioni.
1974 – Mar Caspio. Fonti di stampa segnalano un’esplosione in un impianto atomico sovietico a
Shevchenko, nel Mar Caspio.
Inverno 1974/75 – Leningrado (URSS). Una serie di incidenti viene segnalata nell’inverno tra il 1974
e il 1975 presso la centrale nucleare di Leningrado, in Unione Sovietica. Tre morti accertati.
22 novembre 1975 – Mare Mediterraneo. Una portaerei e un incrociatore americani entrano in
collisione nel Mediterraneo a causa del mare agitato. Come in altri casi non
è accertata, ma
probabile, la fuoriuscita di materiale nucleare in seguito all’incidente.
7 dicembre 1975 – Lubmin (Repubblica Democratica Tedesca). Un cortocircuito nell’impianto della
Centrale di Lubmin, sul litorale baltico nella Germania Orientale, provoca una parziale fusione del
nucleo del reattore.
28 marzo 1979 – Three Mile Island (Harrisburgh, Usa) (scala Ines 5). Il surriscaldamento di un
reattore, a seguito della rottura di una pompa nell’impianto di raffreddamento, provoca la parziale
fusione del nucleo rilasciando nell’atmosfera gas radioattivi pari a 15mila
terabequerel (TBq).
Vengono evacuate 3.500 persone.
7 agosto 1979 – Tennessee (USA). La fuoriuscita di uranio arricchito da una installazione nucleare
segreta provoca la contaminazione di oltre 1.000 persone. Vengono registrati nella popolazione
valori di radioattività fino a cinque volte superiori alla norma.
Agosto 1979 – Erwin (USA). Oltre 1.000 persone vengono contaminate a seguito di una fuga
radioattiva in un centro di ricerca nucleare, fino ad allora rimasto segreto, a Erwin, negli Stati Uniti.
Marzo 1981 – Tsuruga (Giappone). 280 persone vengono contaminate a causa di una fuga di
residui radioattivi nella centrale di Tsuruga, in Giappone. Un mese dopo le autorità comunicano che
45 operai sono stati esposti a radioattività nel corso delle operazioni per la riparazione della centrale.
Novembre 1983 – Sellafield (Gran Bretagna). Lo scarico di liquidi radioattivi nel Mare d’Irlanda
provoca la reazione di cittadini ed ecologisti, che sollecitano la chiusura della centrale nucleare di
Sellafield, in Gran Bretagna.
10 agosto 1985 – URSS. Un’esplosione devasta il sottomarino atomico sovietico Shkotovo-22:
muoiono dieci membri dell’equipaggio esposti alle radiazioni.
6 gennaio 1986 – Oklahoma (USA). Un operaio muore e altri 100 restano contaminati a seguito di
un incidente che si sviluppa in una centrale atomica in Oklahoma, negli Stati Uniti.
26 aprile 1986 – Cernobyl (Ucraina) (scala Ines 7). L’incidente nucleare in assoluto più grave di cui
si abbia notizia. Il surriscaldamento provoca la fusione del nucleo del reattore e l’esplosione del
vapore radioattivo, che sotto forma di una nube pari a un miliardo di miliardi di Bequerel si disperde
nell’aria. Centinaia di migliaia di persone, soprattutto nella vicina Bielorussia, sono
costrette a
lasciare i territori contaminati. L’intera Europa viene esposta alla nube radioattiva e per milioni di
cittadini europei aumenta il rischio di contrarre tumori e leucemia. Non esistono ancora oggi dati ufficiali
e definitivi sui decessi ricollegabili alla tragedia.
6 ottobre 1986 – Oceano Atlantico. Il sottomarino K-219 affonda nell’Atlantico con 34
testate
nucleari a bordo.
Febbraio 1991 – Mihama (Giappone). La centrale riversa in mare 20 tonnellate di acqua altamente
radioattiva
24 marzo 1992 – San Pietroburgo (Russia). A seguito della perdita di pressione nell’impianto di
Sosnovy Bor nei pressi di San Pietroburgo, fuoriescono e si disperdono in atmosfera iodio e gas
radioattivi.
Novembre 1992 – Forbach (Francia). Un grave incidente nucleare causa
la contaminazione
radioattiva di tre operai. I dirigenti dell’impianto vengono accusati l’anno successivo di non aver
approntato le misure di sicurezza previste.
13 febbraio 1993 – Sellafield (Gran Bretagna). Fuga radioattiva nell’impianto di riprocessamento di
Sellafield. La densità massima di radionuclidi dello iodio consentita viene superata di oltre tre volte.
17 febbraio 1993 – Barsebaeck (Danimarca). Uno dei reattori della centrale di Barsebaeck viene
temporaneamente fermato a causa della fuoriuscita accidentale di vapore radioattivo.
Aprile 1993 – Siberia (Russia). Un incendio nel complesso chimico di Tomsk-7 colpisce un serbatoio
di uranio. Risultano contaminati circa 1.000 ettari di terreno. La nube radioattiva si dirige verso zone
disabitate.
23 marzo 1994 – Biblis (Germania). Centrale nucleare di Biblis: una falla nel circuito primario di un
reattore fa uscire liquido altamente contaminato.
28 giugno 1994 – Petropavlosk (Russia). Fuga di materiale radioattivo nella baia di Seldevaia a
causa della rottura di un deposito a Petropavlosk. Settembre 1995 – Kola (Mare di
Barents).
L’energia elettrica della centrale di Kola viene staccata per morosità e vanno fuori uso i sistemi di
raffreddamento. Incidente solo sfiorato, grazie all’intervento del comandante della base.
Novembre 1995 – Cernobyl (Ucraina) (scala Ines 3). Un’avaria al sistema di raffreddamento del
reattore n.1 di Cernobyl causa un incidente nel quale la radioattività si disperde e contamina gli
operai impegnati nella manutenzione.
8 dicembre 1995 – Monju (Giappone). Due tonnellate di sodio liquido e altro materiale radioattivo
fuoriescono dal reattore nucleare prototipo di Monju nella prefettura di
Fukui a causa di un
malfunzionamento al sistema di raffreddamento. L’impianto è costituito da un reattore autofertilizzante
a neutroni veloci FBR.
Febbraio 1996 – Dimitrovgrad (Federazione Russa). Un addetto causa la rottura della valvola di
sicurezza di uno dei reattori del centro di ricerche atomiche di Dimitrovgrad. Fuoriesce una nube
radioattiva contenente soprattutto radionuclidi di manganese.
Marzo 1997 – Tokaimura (Giappone). Un incendio e un’esplosione nel
reattore nucleare
nell’impianto di ritrattamento nucleare di Tokaimura contamina almeno 35 operai.
Giugno 1997 – Arzamas (Russia). Un incidente nel centro ricerche di Arzamas porta i materiali
radioattivi sull’orlo di una reazione a catena. Si sviluppa una nube radioattiva a seguito della quale
muore il responsabile dell’esperimento.
Luglio 1997 – La Hague (Francia). Il comune di Amburgo denuncia
presenza di radioattività
nell’acqua scaricata nella Manica dall’impianto di trattamento francese di La Hague. La Francia
smentisce, ma il presidente della Commissione di controllo si dimette.
Settembre 1997 – Urali (Russia). Sugli Urali si scontrano un trattore e un camion che trasporta
isotopi radioattivi. Da due container fuoriesce liquido pericoloso contenente iridio 192 e cobalto 60.
Nell’area la radioattività sviluppata è 25 volte superiore al limite consentito.
1 maggio 1998 – Catena delle Alpi. Le autorità di controllo francesi scoprono elevati livelli di
contaminazione da cesio 137 sulle Alpi, causati dal passaggio di
rottami ferrosi provenienti
dall’Europa dell’Est.
30 settembre 1999 – Tokaimura (Giappone) (scala Ines 4). Un incidente
in una fabbrica di
combustibile nucleare attiva una reazione a catena incontrollata. Viene accertato che si tratta di un
errore umano: due operai hanno trattato materiali radioattivi in contenitori non idonei. Tre persone
muoiono all’istante, mentre altre 439, di cui 119 in modo grave, vengono esposte alle radiazioni.
Vengono ricoverati in 600 ed evacuati 320mila abitanti della zona.
4 ottobre 1999 – Wolsong (Corea del Sud). Una fuoriuscita di acqua pesante durante lavori di
manutenzione della Centrale di Wolsong causa l’esposizione alle radiazioni di 22 operai impiegati
presso l’impianto.
5 ottobre 1999 – Centrale di Loviisa (Finlandia). Viene segnalata
una perdita di idrogeno
nell’impianto di Loviisa, sulla costa Finlandese. Secondo i tecnici della centrale c’è stato un pericolo
di incendio e perdite. La situazione, secondo gli addetti, è rimasta comunque sotto controllo.
8 ottobre 1999 – Rokkasho (Giappone). Una piccola quantità di materiale radioattivo fuoriesce da
un deposito di scorie a Rokkasho, nella prefettura giapponese di Aomori. Le radiazioni provengono
da due fusti arrivati dalla centrale nucleare di Ekushima.
20 ottobre 1999 – Superphenix (Francia). Un incidente tecnico ritarda lo
smantellamento del
reattore a neutroni rapidi Superphenix di Creys-Malville (Isere), nel
Sud-Ovest della Francia.
Nell’operazione di scarico del reattore un inconveniente tecnico a una puleggia per l’estrazione delle
cartucce di combustibile arresta la fase di scarico del materiale radioattivo.
18 novembre 1999 – Torness (Scozia). Un Tornado della Raf in esercitazione precipita in mare di fronte alla centrale nucleare di Torness in Scozia a meno di ottocento metri dall’impianto. Un
grave
incidente è sfiorato per un soffio.
13 dicembre 1999 – Zaporozhe (Ucraina). Il primo dei sei reattori nucleari della centrale ucraina di
Zaporozhe viene fermato per il malfunzionamento dei uno dei segnalatori di eccessiva pressione.
5 gennaio 2000 – Blayais (Francia) (scala Ines 2). Una tempesta provoca un incidente alla centrale
di Blayais, nella Gironda, dove due dei quattro reattori vengono fermati. L’acqua invade alcuni locali
della centrale: danneggiati pompe e circuiti importanti.
27 gennaio 2000 – Giappone. Un incidente a una installazione per il riprocessamento dell’uranio in
Giappone provoca livelli di radiazione 15 volte superiori alla norma in un raggio di circa 1,2 miglia.
Funzionari locali segnalano che almeno 21 persone sono state esposte alle radiazioni.
15 febbraio 2000 – Indian Point (USA). Una piccola quantità di vapore radioattivo fuoriesce dal
reattore Indian Point 2 vicino alla cittadina di Buchanan sul fiume Hudson, località a circa
70
chilometri da New York. La perdita di gas radioattivo costringe la società che gestisce l’impianto a
chiudere la centrale e a dichiarare lo stato di allerta. La perdita è di circa mezzo metro cubo di vapori
radioattivi.
10 aprile 2003 – Paks (Ungheria) (scala Ines 3). L’unità numero 2 del sito nucleare di Paks
(costituito da quattro reattori è l’unico in Ungheria a 115
chilometri da Budapest) subisce il
surriscaldamento e la distruzione di trenta barre di combustibile altamente radioattive. Solo un
complesso intervento di raffreddamento scongiura il pericolo di
un’esplosione nucleare, limitata ma incontrollata con gravi conseguenze per l’area intorno a Paks.
17 ottobre 2003 – Arcipelago de La Maddalena (Italia). Sfiorato incidente nucleare: il sottomarino
americano Hartford s’incaglia nella Secca dei Monaci a poche miglia dalla base di La Maddalena
dove solo l’abilità del comandante riesce a portare in porto il mezzo avariato. Il licenziamento di
alcuni militari induce a pensare che il rischio corso non sia stato risibile.
9 agosto 2004 – Mihama (Giappone). Nel reattore numero 3 nell’impianto di Mihama, 350 chilometri
a ovest di Tokyo, una falla provoca la fuoriuscita di vapore ad alta pressione che raggiunge i 270
gradi provoca quattro morti tra gli operai. Altri sette lavoratori vengono ricoverati in fin di vita. E’
l’incidente più tragico nella storia nucleare del Giappone. La centrale viene chiusa.
9 agosto 2004 – Shimane (Giappone). Scoppia un incendio nel settore di smaltimento delle scorie in
una centrale nella prefettura di Shimane.
9 agosto 2004 – Ekushima-Daini (Giappone). L’impianto viene fermato per una perdita d’acqua dal
generatore.
Aprile 2005 – Sellafield (Gran Bretagna). Viene denunciata la fuoriuscita di oltre 83mila litri di liquido
radioattivo in 10 mesi a causa di una crepatura nelle condotte e di una serie di errori tecnici.
Maggio 2006 – Laboratori Enea di Casaccia (Italia). Fuoriuscita di plutonio, ammessa solo quattro
mesi dopo, che ha contaminato sei persone addette allo smantellamento degli impianti.
Maggio 2006 – Mihama (Giappone). Ennesimo incidente con fuga di 400 litri di acqua radioattiva
nella ex centrale nucleare di Mihama.
26 luglio 2006 – Oskarshamn (Svezia) (scala Ines 2). Corto circuito nell’impianto elettrico della
centrale a 250 chilometri a sud di Stoccolma per cui due dei quattro generatori di riserva non sono
stati in grado di accendersi. Vengono testate tutte le centrali nucleari del Paese e quella di Forsmark
viene spenta.
7 ottobre 2006 – Kozlodui (Bulgaria). Viene intercettato un livello di radioattività venti volte superiore
ai limiti consentiti e le verifiche portano a scoprire una falla in una tubazione ad alta pressione. La
centrale, che sorge nei pressi del Danubio, scampa a una gravissima avaria. Secondo la stampa
locale la direzione cerca di nascondere l’accaduto e di minimizzarlo
nel rapporto all’Agenzia
nazionale dell’Energia Atomica.
28 giugno 2007 – Kruemmel (Germania). Scoppia un incendio nella centrale nucleare di Krummel,
nel nord della Germania vicino ad Amburgo. Le fiamme raggiungono la struttura che ospita il reattore
e si rende necessario fermare l’attività dell’impianto. In pochi mesi si verificano avarie anche nelle
centrali di Forsmark, Ringhals e Brunsbuttel.
Secondo il rapporto 2006 del ministero federale dell’Ambiente, l’impianto di Kruemmel
è il più
soggetto a piccoli incidenti tra le 17 centrali. Stando ai piani di uscita dal nucleare, fissati in una
legge del 2002, il reattore dovrebbe essere spento al più tardi nel 2015.
16 luglio 2007 – Kashiwazaki (Giappone). La centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa, la più
grande del mondo che fornisce elettricità a 20 milioni di abitanti,
viene chiusa in seguito ai
danneggiamenti provocati dal terremoto. L’Agenzia di controllo delle attività nucleari giapponesi
ammette una serie di fughe radioattive dall’impianto, ma precisa che si tratta di iodio fuoriuscito dal
una valvola di scarico. Il direttore generale dell’AIEA, Mohammed El Baradei, dice che il sisma: “è
stato più forte di quello per cui la centrale era stata progettata”. Il terremoto provoca un grosso
incendio in un trasformatore elettrico, la fuoriuscita di 1.200 litri di acqua radioattiva che si riversano
nel Mar del Giappone e una cinquantina di altri incidenti. Si teme che la faglia sismica attiva passi
proprio sotto la centrale.